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Indagini non invasive: la riflettografia infrarossa

articolo a cura di
Mariella Lobefaro

Tra le indagini non invasive, cioè quelle che non necessitano di un prelievo di materia dall’opera d’arte, la più utilizzata dopo la lampada di Wood è la riflettografia infrarossa.
Viene usata soprattutto da restauratori e storici dell’arte perché consente di vedere, nella maggior parte dei casi, sia sotto la vernice sia sotto lo strato pittorico. Come sappiamo un dipinto visto in sezione è composto da più strati: un supporto, una preparazione gessosa, un disegno preparatorio che consente all’autore di orientarsi durante l’esecuzione pittorica, varie stesure di colore e in ultimo da una vernice finale. Quando il dipinto è antico può succedere che sopra alla vernice finale si possano trovare altre stesure di colore dovute ad interventi posteriori. La lampada di Wood il più delle volte, come abbiamo visto nell’articolo precedente, segnala l’intervento posteriore ma non consente di vedere cosa vi sia sotto a questo. La riflettografia infrarossa è in questi casi utilissima perché riesce ad attraversare più strati e spesso consente di arrivare a vedere sino al disegno preparatorio, quello realizzato dall’autore sopra la preparazione gessosa. Di fronte ad un’opera pesantemente ridipinta (foto 1 e 2) è possibile indagare quanto si può recuperare di originale con l’eventuale rimozione degli interventi posteriori.


Foto 1
Profeta pesantemente ridipinto riportante iscrizione: Geremia. Carelia, fine del XVI inizi XVII secolo.
Foto 2
Riflettografia infrarossa che evidenzia la quantità di ridipinture e rivela la vera identità del profeta: Mosè.

Comparando il particolare del volto visto all’infrarosso (foto 3) con la ripresa fotografica normale (foto 4) possiamo notare come il restauro è stato agevolato da questa indagine (foto 5).


Foto 3
Particolare del volto visto con gli infrarossi
Foto 4
Particolare del volto a luce naturale.
Foto 5
Particolare del volto dopo la rimozione delle ridipinture.

In questa importante icona la riflettografia è stata preziosissima anche durante la fase di rimozione a bisturi della pesante ridipintura sull’iscrizione originale che ha permesso di identificare il profeta Mosè e non Geremia come riportava la scritta di ridipintura. Quando la ridipintura ha una tonalità molto simile al colore originale (foto 6) sono dolori per il restauratore perché può procedere solo per “consumo”, cioè la ridipintura va assottigliata pian piano creando con il bisturi solo una impalpabile polverina. Se si cerca di far saltare la scaglia di ridipintura questa può portarsi via con se anche il sottile strato pittorico dell’iscrizione. Basandosi su ciò che la riflettografia indica (foto 7) è possibile procedere per “consumo” solo ove la presenza dell’iscrizione è segnalata ed il risultato è ottimo come si potrà notare dalla integrità della scritta originale riportata alla luce (foto 8).


Foto 6 Ridipintura con tonalità molto simile al colore sottostante dell’iscrizione originale.
Foto 7 Iscrizione originale vista con la riflettografia infrarossa.
Foto 8 Iscrizione originale liberata dalla ridipintura.

Osservando le immagini 9 e 10 si noterà che la riflettografia oltre ad indicarci che la ridipintura poggia anche sulle iscrizioni originali del cartiglio in mano a Mosè, mette in evidenza il disegno preparatorio dell’iconografo, il quale ha più volte cambiato idea sulla realizzazione delle pieghe del panneggio durante la fase pittorica. L’osservazione del disegno preparatorio è molto utile soprattutto per gli storici dell’arte che devono dare un’attribuzione all’opera.


Foto 9
Particolare del panneggio originale e della ridipintura del cartiglio
Foto 10
Particolare del disegno preparatorio originale e dell’iscrizione originale sul cartiglio vista con la riflettografia.

Come per la lampada di Wood, anche la riflettografia infrarossa non è un indagine utile per la certificazione dell’autenticità. Il caso di questo bellissimo fondo oro (foto 11) è emblematico.
Il dipinto in questione fu ritenuto falso da chi condusse le prime analisi riflettografiche sull’opera poichè l’apparecchiatura utilizzata non rivelò nulla di concreto ai fini dell’indagine. Analizzando però il comportamento del cretto pareva davvero singolare che un falsario fosse riuscito così bene nel suo intento pertanto si decise di procedere con le indagini cambiando operatore ed apparecchiatura. In effetti il risultato fu davvero sorprendente perché la nuova indagine riflettografica diede risultati davvero interessanti. Ad esempio la posizione della manina (foto 12 e 13) ma soprattutto il volto del Bambino rivelò un’immagine più antica sottostante lo strato di colore non facilmente attraversabile.


Foto 11 Fondo oro, particolare fotografato a luce naturale.
Foto 12 Fondo oro, dettaglio del particolare precedente.
Foto 13 La riflettografia del dettaglio precedente mette in evidenza una differente posizione della mano.

Per agevolare la lettura comparata delle immagini, scattate a luce naturale (foto 14) e con la riflettografia, si è cercato di sottolineare con la semplice funzione di “paint” ciò che la riflettografia ha rivelato. Esaminando il volto del bambino visto con la riflettografia (foto 15) si nota impercettibilmente il volto sottostante però se lo si esamina con la traccia della sottolineatura (foto 16) riguardando la sua riflettografia si percepirà con molta più chiarezza.


Foto 14 Il volto del Bambino a luce naturale.
Foto 15 Il volto del Bambino visto con l’indagine riflettografia che rivela un altro volto sottostante.
Foto 16 Evidenziazione del volto del Bambino sottostante.

Boxino 1
La riflettografia infrarossa è una metodologia di indagine ottica che si applica in genere ai dipinti, ai manoscritti e ai disegni. E’ fra le tecniche di imaging quali l’analisi fotografica nelle diverse versioni (macrofotografia, riprese in luce radente, IR, UV, falso colore, etc.), la radiografia, la spettroscopia per immagini.
L’interazione energia-materia di strati pittorici con la radiazione del vicino infrarosso (IR), cioè la banda dello spettro elettromagnetico che va dall’estremo visibile rosso fino a una lunghezza d’onda di circa 2.5 μm, può dar luogo a fenomeni ottici ben diversi da quelli osservabili in luce visibile. L’assorbimento, la diffusione interna (scattering) e la riflettanza possono assumere valori molto diversi, con una conseguente variazione di trasparenza dello strato pittorico a vista.
La riflettografia in infrarosso (IR) è la conseguenza dell’evoluzione della fotografia infrarossa, un tempo eseguita tradizionalmente con pellicole bianco/nero sensibili fino a circa 800 nm. L’attuale impiego delle moderne telecamere - e più recentemente di fotocamere a stato solido - permette di ottenere riprese fino a lunghezze d’onda nella zona dell’infrarosso vicino (NIR: 800-2000 nm) e perciò l’indagine riflettografica è particolarmente adatta a rendere visibile il disegno preparatorio, spesso chiamato disegno sottostante o soggiacente (underdrawing), tracciato dall'autore sulla preparazione presente sotto lo strato pittorico. Infatti, per valori più elevati di lunghezza d’onda gli strati di pittura hanno in generale una trasparenza molto maggiore che nella zona più ristretta dello spettro infrarosso alla quale è limitata la sensibilità della pellicola infrarosso tradizionale. L'esame del disegno preparatorio nella maggior parte dei casi è di grande interesse per lo storico dell’arte ed per il consulente tecnico perché rivela in modo diretto la mano dell’autore perciò può essere di grande aiuto nei casi di dubbia attribuzione.

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Indagini riflettografiche a cura della RCLTests di Carlo Lugnani, http://www.rcltests.it
Direzione lavori e restauri a cura di Mariella Lobefaro. mariella.lobefaro@fastwebnet.it